Un'avventura straordinaria tra le vette himalayane: la parola a Simone Moro

Testimonial di eccezione allo European Rotorcraft Forum, l'alpinista di fama mondiale Simone Moro racconta la sua esperienza ai comandi dell'elicottero AW119Kx durante il demo tour che si è svolto in Nepal lo scorso marzo, tra le vette della regione dell'Himalaya.

Leonardo  13 settembre 2017

Testimonial di eccezione allo European Rotorcraft Forum, l’alpinista di fama mondiale Simone Moro racconta la sua  esperienza  ai comandi dell’elicottero AW119Kx  durante il demo tour che si è svolto in Nepal lo scorso marzo, tra le vette della regione dell’Himalaya. Un’avventura straordinaria, che ha dimostrato le eccellenti prestazioni dell’AW119Kx di Leonardo, impiegato anche per svariati interventi di soccorso “ad alta quota”, attorno ai campi base dell’Everest. 

 

Simone Moro, unico alpinista al mondo ad avere raggiunto quattro cime di 8.000 metri nella stagione invernale, ha ripercorso con noi la sua avventura in elicottero sulle vette himalayane. In questa intervista ci ha spiegato le ragioni personali che lo hanno spinto a portare avanti con tanta passione e determinazione l’idea del demo tour in Nepal con l’AW119Kx di Leonardo. 

 

 

Una grande esperienza da alpinista e due passioni che si incontrano: la montagna e gli elicotteri. Il demo tour in Nepal con il nostro AW119Kx è dunque stato il coronamento di un sogno?

 

 

I sogni vanno inseguiti e bisogna mettersi in cammino se si vogliono realizzare. Il percorso intrapreso 35 anni fa nel mondo dell’alpinismo è stato lungo ed entusiasmante e mi ha regalato un’esistenza ed una vita felice e intensa. Quello in elicottero è stato un altro cammino in salita, molto ripido, ricco di sfide. Io però amo le cose difficili e trovarsi a volare con l’AW119Kx in Nepal, ai comandi di questo mezzo assieme al Comandante Ezio Oliva, mi ha fatto sentire “in vetta”: ammiravo il paesaggio e guardavo in basso...

 

 

 

Come nasce la tua passione per gli elicotteri?

Nasce da un debito di riconoscenza verso un mezzo che ha contribuito a salvarmi la vita nel giorno di Natale del 1997, quando sono stato l’unico sopravvissuto a una tragedia sull’Annapurna, in Himalaya. Da allora mi sono ripromesso di restituire il favore e la soluzione che ho trovato è stata di fare dell’elisoccorso  la mia seconda vita e professione, volando sulle montagne che scalo. Pilotare mi dà un senso di libertà e l’elicottero, in questi luoghi “estremi” come il Nepal, essenzialmente salva vite ed è di fondamentale aiuto  a un Paese che affronta grosse difficoltà.

 

 

 

C’è stato un episodio in particolare nel tuo percorso di alpinista che ti ha spinto a lanciare questa sfida per il soccorso “ad alta quota”?

Oltre alla tragedia del 1997, ho effettuato un soccorso a piedi, con piccozza e ramponi, mettendo a repentaglio la mia stessa vita per salvare quella di un ragazzo che nemmeno conoscevo, a oltre 8.000 metri e senza ossigeno. Per quell’impresa, ho ricevuto la medaglia d’oro al Valor Civile, consegnatami dal Presidente della Repubblica Ciampi. Era il 2001, e da allora le cose sono cambiate e moltissimi soccorsi oggi sono possibili grazie a nuove macchine e a uomini che si sanno mettere in gioco sfruttando a pieno le proprie abilità e conoscenze.

 

 

 

Come si è comportato il nostro AW119Kx?

Straordinariamente bene, e queste prove possono costituire un’ulteriore occasione di sviluppo. L’AW119Kx è una macchina capace, che potenzialmente può migliorare ancora per divenire il punto di riferimento della categoria. Ora, confortati dalle eccellenti prestazioni mostrate in Nepal, possiamo valutare cosa è realmente necessario per rendere questo elicottero interessante anche per il mercato del lavoro aereo. 

 

 

 

I paesi montuosi della Terra sono innumerevoli e, in molti casi, sono in via di sviluppo, ricchi d’acqua e di risorse naturali. Nei prossimi decenni ci sarà un grande bisogno di elicotteri e di mezzi che aiutino queste popolazioni. Dobbiamo essere pronti e reattivi, con una macchina perfetta. L’AW119Kx oggi è perfettibile ed è proprio puntando su questo margine che dobbiamo fare la differenza.

 

 

 

Durante il tour quali sono state le prove più difficili? 

 

 

Volare con Ezio è stata una bella esperienza. Le missioni a 7.315 metri in ISA + 10, gli atterraggi a quasi 5.791 metri in ISA + 15, l’hovering con rotazione di 360° con pedale sinistro a 5.050 metri, spegnere e riavviare la macchina al Campo base dell’Everest a 5.300 metri, il trasporto di materiale ai vari campi base in quota e l’evacuazione di alpinisti sempre in altitudine e in condizioni meteo  tutt’altro che favorevoli, sono state prove davvero sfidanti. Questa missione è stata un’avventura spettacolare che ha sorpreso non solo noi, ma anche moltissimi operatori. E’ la conferma che, quando nel 2014 ho condiviso con Leonardo questo progetto, avevo visto giusto. Io sono italiano: questo elicottero e Leonardo, che lo produce, sono il simbolo del mio Paese che, quando vuole, davvero non ha rivali. Ora ne abbiamo l’ennesima conferma e possiamo e dobbiamo esserne orgogliosi.

 

 

E i momenti più emozionanti? 

 

 

Vedere L’AW119Kx arrivare a Kathmandu ed essere in piazzola a fare i segnali di atterraggio è stato un momento liberatorio. Ho visto scorrere davanti ai miei occhi tutto il percorso fatto. Volare poi alle quote di volo di un jumbo, sorvolare vette di 7.200 metri e costeggiare i fianchi dell’Everest con l’AW119Kx sono stati momenti intensi, ricchi di soddisfazione e di orgoglio. Voglio ringraziare chi, in questi anni non ha mai smesso un secondo di darmi fiducia.  Quello che è stato realizzato deve ora costituire un punto di partenza e non un punto di arrivo. E’ adesso che viene la parte più bella….